A te e famiglia
Sul più bello, arriva il morbus horribilis che ci sottrae allo sprint natalizio.
Cari amici, ci siamo infilati giusto in tempo nella fossa del covid, che in formula prenatalizia produce effetti collaterali interessanti.
Intanto, ti sottrae dalla folla della settimana topica. Ho ricordi confusi di negozi superaffollati sabato scorso, dove ho probabilmente inspirato e toccato fatali vibrioni mentre cercavo di sottrarmi alla massa urlante di oooh davanti agli oggetti della Lego, o alle traiettorie ondivaghe dei mutanti uomo-carrello dei supermercati.
Funzionano così: il conduttore del carrello si sdraia sul manubrio e guida sdraiato, fondendo la parte superiore del corpo col carrello, le braccia allungate sulla parte superiore delle pareti laterali. L’ibrida creatura così composta incede sgraziata con questa forma ingobbita, che carica d’innaturale peso le ruote del carrello, le quali sbandano, svincolate da una normale indicazione sterzante.
Visti da dietro sembrano dei poveri sciancati che procedono dimessi, buco pillonzi, seguendo traiettorie non lineari che spesso entrano in rotta di collisione con gli altri occupanti le corsie, di fronte ai quali si parano, involontariamente minacciosi, trincerati dietro uno sguardo bovino che alzano, con un sopracciglio, nel momento in cui pare inevitabile il cozzo.
Il vibrione erompe. Quando accade sei fatto: letto, febbre, un turbinio di sintomi che arrivano passano tornano si scompongono e ricompongono, fanno dei giri assurdi, e alla fine ti mollano nell’autoconsapevolezza di uno stato di schifezza assoluta. Ma hai saltato tutte le prove prenatalizie, non mangi da una settimana, non hai assaggiato il panettone né il torrone, hai saltato i brindisi al lavoro e che.
Insomma, il covid toglie, ma in qualche modo dà: te ne stai a letto, dimagrisci, eviti le file, hai la giustificazione pronta per il regalo scamuffo e per quello tardivo. Poi lamentati.
Nella nebbia mentale della settimana non si legge e non si scrive, non si mangia, si beve poco, si dorme tanto. Ma ho intravisto Ferragni piangenti e orrende stragi in Boemia e ho ricevuto, per ultima, la triste notizia della morte del babbo di Luigi, mio fraterno amico dalla nascita e assiduo lettore, con molti altri che seguono questa piccola lettera periodica, alcuni dei quali conoscevano bene Osvaldo.
Ho guardato con una certa commozione il filmato che lo ricorda, uomo che ci ha accompagnato con simpatia e con uno spirito invidiabile per tutta la vita. Dinamico, sportivo, ottimista. Limpido di fede e sempre in pista, non lo vedevo da chissà quanti anni ma mica me lo dimentico, e saremo in tanti a ricordarcelo, ho idea. Il segno che lascia qualcuno che nella vita ha fatto bene.
Ora però smetto di scrivere, che mi tocca recuperare piano piano le forze, voi portate pazienza e, se volete, condividete il post. Ah, vi stavo preparando un presente. Lo rimandiamo. Buone feste.