Cari amici, vi ho abituato a leggere dei post tutti precisini compostini educatini, e adesso vi trascino nei bassifondi. Chiedo scusa. Il fatto è che tiene banco una vicenda boccaccesca, se mi si passa il termine e il grande certaldese non si rigira nella tomba, visto che i fatti volano ben più basso del livello della sua magnifica scrittura.
Juan Bernabé, da Cadice, Spagna, 57 anni, addestra l’aquila Olimpia, che si esibisce in un volo spettacolare quando la Lazio gioca in casa, prima della partita, sulle note dell’inno Vola Lazio vola. Si era messo in evidenza, in passato, facendo il cretino, esibendosi con la mano a paletta per salutare i soliti noti ultras fascistoni.
Allontanato con ignominia dal club fu poi perdonato, dato che Lotito non ha una gran voglia di girarsi le scatole col tema dei fascisti in curva: per lui è più una noia che porta multe che un’emergenza democratica. I tanti laziali antifascisti se ne sono dovuti fare una ragione, per amor di tifo.
L’esuberante aquilifero ha pensato bene, però, di prodursi, nei giorni scorsi, in una specie di pornoperformance: ha postato con orgoglio, sui social, le immagini della sua sfolgorante protesi peniena (confesso che non sapevo esistesse una simile diavoleria).
L’ostensione del fiammante e arrazzato attributo (la spada de foco, citando un Verdone d’annata) ha scatenato la reazione del presidente laziale, che ha silurato l’iberico satiro. Vergogna, disdoro, te manno nelle scuole a parlà coi regazzini e guarda come te presenti, vai via brutto sporcaccione, te chiedo pure i danni, non puoi rappresentare la Lazio, piuttosto vai a rappresentare un casino. Empio. E fascistone (l’aveva perdonato ma se l’era legata al dito).
Volano ovunque gli stracci, e le accuse colpiscono anche l’urologo che ha compiuto l’opera di ricostruzione. Il trapiantato, intanto, aveva spiegato che la protesi non gli serviva per ripristinare la funzione erettile. Ovvio, non sia mai che un maschio ammetta la mollezza nelle mutande.
Mentre roteava la clava con impazienza alludeva alle tante signore che se ne sarebbero giovate, e gli avrebbero consentito di sostenere il soverchio impegno senza usare le pilloline che tanti effetti collaterali possono creare a un omino di mezza età con un certo sovrappeso da chorizo, cerveza e tortillas.
Vistosi sbeffeggiato e minacciato di azioni risarcitorie, il cazzuto falconiere si è barricato nell’alloggio che lo ospita, presso il centro sportivo della gloriosa società biancoceleste, con la cara bestiola, adducendo necessità da convalescenza. Chiede il perdono, che Lotito gli nega, perché va bene la parabola del buon pastore, ma per uno che va a messa da 67 anni stavolta si è passato il segno di brutto. E il perdono te lo sogni, zozzone.
Per giunta Bernabé, lungi dall’uniformarsi all’acutezza del pennuto che addestra, non essendo un’aquila ha pensato bene di riaffermare, intervistato da una radio, la sua stima e simpatia per Benito Mussolini. Apriti cielo.
Lotito la considera un’aggravante, ancorché meno grave dell’orgogliosa esibizione fallica. Era il contrario, ma meglio di niente.
Una vicenda del cazzo, insomma, mi sia consentito l’uso del termine più sconcio, ma anche più appropriato a sintetizzare l’accaduto. Speriamo non ci siano altre puntate da raccontare e stendiamo un velo pietoso sulla vicenda: Bernabé potrà riciclarsi come pornostar, visto anche il largo seguito conquistato grazie alla visibilità offerta dalla Lazio su palcoscenici nazionali e internazionali. Anche questo gli rinfaccia, Lotito. L’attributo artificiale dovrebbe consentirgli prestazioni all’altezza della situazione e l’attività sessuale svolta sul lavoro dovrebbe tenerlo lontano anche dall’insidiare la povera Olimpia, che non si sa mai.
La Lazio un’altra aquila da far volare dovrebbe poterla trovare altrove, magari affidandosi a figure un po’ più discrete. O, se proprio si deve, incarichi un fuoriclasse del ramo. Vedi foto.