Wild boys
Ah, il relax delle ferie, godimento dei sensi turbato da scatenati e feroci urlatori
Cari amici, l’estate sta finendo e se siamo riusciti a evitare di finire arrostiti nei giorni più caldi è un miracolo. La coda settembrina si è addolcita, almeno per chi non si trovava esposto alla lama fredda della perturbazione polare che ha devastato mezza Europa, seminando danni e vittime sotto grandinate da record, piogge esagerate, venti, tuoni, fulmini e saette.
Ancora lunedì sera mi pareva che il nuvolone volesse entrare dentro casa a saettarmi lampi negli zebedei tirandomi gelide secchiate d’acqua addosso. Il tutto mentre infuriano todo el dia le ditate negli occhi tra sostenitori del cambiamento climatico e negazionisti, convinti assertori che i 40 gradi fissi a luglio e agosto siano stati la norma quotidiana in Italia negli ultimi decenni. Estate. Quando mai…
La vacanza, comunque, è stata piacevole, dolci le temperature cretesi e belli i mari limpidi, anche se conservo memoria dei gruppi di turisti boccheggianti sotto il sole a Cnosso. In realtà alcuni se la portavano da casa: l’anziana signora con le gambone gonfie che arrancava dietro l’arpia che tiranneggiava la fila sarebbe stata meglio su una sdraio a sorseggiare un drink con ghiaccio sotto l’ombrellone.
Il sole, poi, se non stai attento, dà alla testa: il milanese che strillava tutto eccitato ECCOLO, È QUESTO, È QUESTO IL LABIRINTHOOOOOO aveva scambiato i magazzini per il leggendario dedalo. Magari nella notte, combattendo con la mattonella di moussakà parcheggiata nello stomaco, avrà anche sognato il minotauro, che lo rincorreva.
Visti scavi e musei pieni di italiani, però, che non si dica che siamo ignoranti. Forse è stata la reazione alle cretinerie del ministro della Qultura, quello uscente, anzi uscito, imbattibile concorrente di ogni commentatore satirico, che ha segnato la lunga estate calda con le sue novelle di chiappa e spada.
Le spiagge erano gremite di bipedi felici, i calcagni in acque limpide come quella del rubinetto, completo di miscelatore per l’acqua calda, vista la temperatura da brodino. Acque poco profonde nelle quali s’immergevano felici tutti quelli che, come me, nuotano di preferenza in poco più di mezzo metro d’acqua, ansiosi di ritrovare il contatto con la terra sotto i piedi.
Bambini kamikaze si lanciavano verso i flutti color smeraldo, emettendo gridolini di gioia e cappottandosi in acqua a testa in giù, acchiappati per il pannolone da madri rassegnate a resistere alle intemperanze della prole, alcune sostenute da comici impotenti padri, o, le più fortunate, da volenterose nonnine decise a esaudire i desideri del pargolo, sempre più irragionevoli, col passare del tempo e il montare della stanchezza, sempre più accompagnati da urla belluine e accenni di pianto recitato che titillavano i padiglioni auricolari dei bagnanti spiaggiati, in cerca di quiete che facesse dimenticare per qualche momento le notifiche whatsapp, le mail inevase, lo squillo del telefono, le turbe del capufficio, le terribili notizie che raccontano di stupri e femminicidi e guerre in cui certe vittime hanno un nome, un cognome e un volto, e altre, ben più numerose, sono solo numeri.
Anche a cena riesplodeva l’inesauribile energia dei fantolini, seguiti da esausti genitori che anelavano un riposo serale che fosse almeno sopravvivenza, ancorché interrotto talvolta da pianti notturni, talaltra da bruschi risvegli all’alba, richiamati a gran voce dal già desto e vivace caro piccolo eroe.
Uniti nella speranza di un pronto ritorno alle occupazioni quotidiane che sottraggano i più fortunati all’esposizione ai teneri aguzzini che hanno generato, chi perché al lavoro, chi perché sia riuscito/a a sbolognare l’intemperante creatura demandandone il controllo a prezzolate, o volontarie, entità addette, alcune loro malgrado.
Ferie finite, perciò: tornerà un altro inverno, cadranno mille petali di rose.
Aspetteremo l’arrivo di un’altra estate calda, preceduta dai vaticini delle meteocassandre e da lazzi e cachinni di complottari e negazionisti, figure che spesso coincidono, affermando improbabili teorie o negando evidenze impossibili da ignorare, dandosi addosso in infinite discussioni social, mentre il mare sta lì, color smeraldo, e se ne frega.